Cade la neve
Cade il mio cuore
Ti guardo
E qualcosa si frattura dentro
Cade il mio cuore
E la neve splendido contrasto
Attutisce della cassa toracica
I rintocchi.
Cade la neve
Cade il mio cuore
Ti guardo
E qualcosa si frattura dentro
Cade il mio cuore
E la neve splendido contrasto
Attutisce della cassa toracica
I rintocchi.
Macino e macino
distese di emozioni rattrappite
scricchiolano come funerali al cielo plumbeo,
così come la mia anima lacera,
di lacrime munifica.
E in un sorso arriva l’acre giorno.
Mi è stato detto alcune volte
Che si capisce come una persona ama
Da quanto si sacrifica.
Il mio diniego riguarda tutto,
tutti.
Nessun annullamento,
alcuna rinuncia rilevante,
svolte di rotta alcuna.
Sono felice e non devo spiegazioni.
E se qualcuno, chiunque,
sollecito e urgente,
chiedesse spiegazioni
dal passato,
beh,
ditegli che sono polvere,
rottame inservibile,
cuore radiato dai romanzi rosa,
inestricabile spina di un cuore caustico
e corroso.
Vivo.
Rugginosa, forse… viva nonostante ogni raccomandazione.
Acida, sferzante, agonizzante, ancora pulso.
Non mi nutro,
solo attingo
da occhi puliti,
mi chiedo se
sia un eterno Purgatorio
in cui il Karma metodico
si affanna, o forse recita,
si allena
a fornire risposte…
Non manca altro
se non il bisogno di azzannare,
sincerare,
validare la richiesta stessa,
affondare unghie negli occhi
e poi strappare.
Violazione suprema del candore,
violazione della purezza,
Eccomi…
vorrei essare nata
in una foglia di nifea,
galleggiare solamente,
per poi lasciarti libero.
Cementata nel granito,
rimbalzo e scaglio oltre
l’unico ciottolo innocente.
Qualcosa di sbagliato,
affogato nel miele, cuore in gola,
bolle in pentola.
Qualcosa ha sfiorato
la traccia dell’ombra
e in essa il buio riposa.
Qualcosa ha varcato il confine,
qualcosa divora vorace,
e dalla fame stessa si alimenta.
Adeguo il diasagio,
titoli in trasparenza
qualcuno
lo sa
cosa significa amare?
Forse
è solo sconforto,
pazzia,
masturbazione psicologica
forse è solo uno specchio
nella casa degli orrori
agiate premesse
per sopraffine disfatte.
Prendete dunque possesso
di ogni territorio ancora fertile,
prendi, tu,
oh tu,
i miei fianchi.
tu,
fa in modo che fino all’alba
danzino le illusioni.
Cos’altro resta
nell’abortita meraviglia
di un giorno
già partorito
e assolutamente inevitabile?
asso
Eventi, strade,
le stesse ripercorse
come da una vita intera.
Gli stessi,
lasciati bruciare di
morte bianca.
Mentre un sorriso
accoglie i miei occhi
vacui al mattino,
la sostanza delle tenebre
li vela di rabbiosa autocritica
mentre il sole docile china il capo.
Ed è tutto nelle mie mani
ed è come se un ponte
collegasse le imperfezioni latenti.
Di orgoglio pecco
ma mi rifiuto di svanire
rigido cadavere , carcassa di farfalla.
Dall’amore, marchiata
Dalla solitudine, temprata
Dalla speranza, ad ogni alba rinvigorita.